Araki Zazann

Michele Zaza, "Paesaggio", 1980 -4 foto 38x28 e 3 sculture

Nobuyoshi Araki
Luciano D’Inverno
Noriaki Yokosuka
Michele Zaza

FOTOGRAFIE

24 ottobre – 08 dicembre 2009

Sabato 24 ottobre 2009 alle ore 19.00,

inaugurazione della mostra FOTOGRAFIE con le opere di due artisti giapponesi e due italiani.

Nobuyoshi Araki (Tokyo 1940), artista dissacrante e provocatorio, negli anni ’80, nel quartiere a luci rosse Shinjuku di Tokyo, inizia una ricerca fotografica protesa a denunciare la violenza sulle donne. Esse diventano il soggetto principale delle sue fotografie scattate molto spesso con apparecchi semplici ed ambientate in abitazioni private. Le sue foto cariche di sensualità ed erotismo, rappresentano donne poco vestite, di solito legate e imbavagliate  e in atteggiamenti di sofferenza.
Artista ricercatissimo, è presente nelle gallerie e nei musei di tutto il mondo, ha pubblicato circa 400 volumi.
Luciano D’Inverno
 (Acerra 1967), diplomato all’Accademia di Belle Arti di Napoli, dopo i notevoli successi ottenuti a livello nazionale, presenta le sue ultime ricerche. Sono fotografie nate da  considerazioni relative al mondo delle immagini, che attraverso i mezzo di comunicazione dell’era digitale, ci arrivano da ogni parte del globo e si fissano sulla retina dei nostri occhi per poi scomparire per sempre, lasciando nei nostri pensieri solo i fantasmi del mondo moderno.
Delle sue opere dice. “…le ho ripulite da alcuni elementi, gli ho dato una nuova luce, le ho mescolate poi con altre immagini, fino a raggiungere il luogo che si era formato nella mia mente, attraverso le tante informazioni, talvolta anche fonetiche..”.
Noriaki Yokosuka  (Yokohama 1935 – 2003), studia fotografia presso la Japan University, artista dotato di una tecnica raffinatissima ed innovativa.
Nelle immagini fissate sulla pellicola si avverte una ricerca che tocca la più profonda intimità corporea. Non si ferma a Eros ma ha voluto andare avanti fino a Thanatos, non si è fermato all’epidermide, ma è penetrato fino ai nervi.
“…Yokosuka tende a sublimare la realtà fino all’astrazione, mediante una talentuosa messinscena che rievoca le poetiche rappresentazioni del teatro kabuki, imperniate sull’ espressione corporea non priva di allusioni sessuali. Le sue fotografie celebrano l’essenza femminile attraverso un sottile gioco di velature e di trasparenze, che esaltano i purissimi lineamenti del corpo, il colorito latteo della pelle, le dolci protuberanze dei seni e l’acceso incarnato delle labbra…” .
Michele Zaza (Molfetta 1948), frequenta l’istituto di Belle Arti di Bari e a Milano, all’Accademia di Brera, seguire il corso di scultura di Marino Marini.
Artista che ha esposto nelle più importanti gallerie del mondo, è presente con una particolarissima selezione di opere storiche per le quali citiamo: “…negli anni ’70 le opere di Zaza invertono il rapporto tra l’alto e il basso, il cielo col pavimento, liberano le cose dalla gravità del mondo “normale”, dalla loro funzione utilitaria:”il pane, dice Zaza, perdeva il suo valore di alimento per divenire un elemento creativo. Nel 1976 con il ciclo intitolato “anamnesi”, invita lo spettatore ad un mondo magico dove le figure sembrano volare, come in un sogno, attraverso molliche di pane. L’artista apre uno spazio celeste aereo che evoca la misteriosità dell’universo, uno spazio di libertà ritrovata.
Negli anni ’80 e ‘90, le opere investono lo spazio reale: le sculture in legno si collocano al di fuori dello spazio fotografico. Fotografia e scultura si rafforzano reciprocamente. Lo spazio diviene un luogo sacro, riferito metaforicamente alla struttura dell’universo, alla terra, e insieme al cielo…”.