A arte Invernizzi
Milano
Colloquium. Günter Umberg e l’arte italiana
19 settembre – 13 novembre 2019
La galleria A arte Invernizzi inaugura giovedì 19 settembre 2019 alle ore 18.30 la mostra Colloquium. Günter Umberg e l’arte italiana, occasione per la quale l’artista tedesco si fa anche curatore, ideando un percorso espositivo nel quale le sue opere sono poste in relazione, attraverso un dialogo ideale, con quelle di alcuni dei principali protagonisti dell’arte italiana degli ultimi decenni.
L’esposizione è concepita come uno spazio da percorrere, all’interno del quale le opere entrano in rapporto con l’ambiente che le circonda, in virtù del valore fisico della pittura stessa che le costituisce.
In occasione della mostra verrà pubblicato un volume contenente un saggio di Paolo Bolpagni, frutto di un lungo dialogo con l’artista, nel quale sono indagati i legami tra i potenti monocromi di Günter Umberg presentati negli spazi espositivi e le opere di Rodolfo Aricò, Carlo Ciussi, Gianni Colombo, Dadamaino, Riccardo De Marchi, Piero Dorazio, Lucio Fontana, Mario Nigro, Angelo Savelli, Salvatore Scarpitta, Nelio Sonego ed Emilio Vedova con l’obiettivo di instaurare rimandi visivi e concettuali.
Come scrive Paolo Bolpagni, “la pittura di Günter Umberg crea esperienze percettive, e al contempo porta con sé implicazioni filosofiche. I suoi particolarissimi monocromi non occupano gli spazi, ma li attivano, conferendo loro senso e concentrazione. Si tratta di opere che, accostate in relazione a un luogo ben preciso, e in questo caso anche a lavori di altri autori individuati sulla base di rispondenze, affinità e “parentele” espressive, generano organismi ricchi di risonanze, che costruiscono l’ambiente e lo definiscono”.
La mostra testimonia anche la profonda conoscenza che Günter Umberg sviluppò della scena artistica italiana a partire dagli anni Settanta, scoprendo, anche grazie al tramite di Klaus Honnef, i testi e le idee di critici come Filiberto Menna e Giulio Carlo Argan e le opere di esponenti della pittura italiana.
Ciò che in particolare lo colpì, già delle ricerche aniconiche dell’immediato dopoguerra, fu il carattere lirico e poetico dell’atteggiamento degli artisti italiani, unito alla loro attenzione al materiale quale elemento espressivo. Per Umberg sarà poi importante la “scoperta” degli statunitensi (fondamentale un soggiorno a New York negli anni Ottanta): in artisti come Donald Judd e Carl Andre trovò libertà, concretezza e un’attitudine completamente lontana da ogni pretenziosità, che costituì una lezione di solidità e ordine. Tutte queste suggestioni si sono condensate in una visione personalissima, fortemente speculativa ma al contempo ancorata alla materialità della tecnica pittorica, che raggiunge in lui vertici di virtuosismo che lo possono avvicinare ai maestri tardo-medievali che tanto ama, tuttora studiati e meditati con passione. Per Günter Umberg, alla base di ogni ideazione artistica vi è un dialogo: con lo spazio, con l’osservatore, con le altre opere (non soltanto proprie, come questa mostra documenta), con il passato e il presente, con il mondo e la realtà, cosicché l’esperienza estetica e percettiva non risulta mai chiusa e conclusa, ma muta, evolve e si anima in una processualità esperienziale incessante.
L’altro fattore essenziale è quello della “costruzione”: «bauen das Werk, bauen den Raum», «costruire l’opera, costruire lo spazio», in una progressiva strutturazione che trae linfa da innumerevoli spunti.
Questa è l’utopia di Umberg: un sogno per il futuro della pittura.
MOSTRA: COLLOQUIUM. GÜNTER UMBERG E L’ARTE ITALIANA
CATALOGO CON SAGGIO DI: PAOLO BOLPAGNI
PERIODO ESPOSITIVO: 19 SETTEMBRE – 13 NOVEMBRE 2019
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COLLOQUIUM
GÜNTER UMBERG AND THE ITALIAN ART
OPENING
THURSDAY 19 SEPTEMBER 2019 6.30 P.M.
19 SEPTEMBER – 13 NOVEMBER 2019
CATALOGUE WITH AN ESSAY BY PAOLO BOLPAGNI
The A arte Invernizzi gallery will open on Thursday, 19 September 2019 at 6.30 p.m. the exhibition Colloquium: Günter Umberg and the Italian Art. On this occasion, the German artist is also the curator, with an exhibition in which a conceptual dialogue relates his works with those of some of the leading exponents of Italian art in recent decades. The exhibition is designed as a walk-through space where the works enter into a relationship with their setting, by virtue of the physical value of the actual paint that forms them.
A volume with an essay by Paolo Bolpagni will be published on the occasion of the exhibition. The essay is the outcome of a long conversation with the artist, exploring the links between Günter Umberg’s powerful monochromes, which are on display in the exhibition spaces, and the works of Rodolfo Aricò, Carlo Ciussi, Gianni Colombo, Dadamaino, Riccardo De Marchi, Piero Dorazio, Lucio Fontana, Mario Nigro, Angelo Savelli, Salvatore Scarpitta, Nelio Sonego and Emilio Vedova, with the aim of establishing visual and conceptual cross-references.
As Paolo Bolpagni writes, “Günter Umberg’s painting creates perceptive experiences, while also leading to philosophical implications. His highly particular monochromes do not occupy the spaces, but rather bring them to life, giving them meaning and concentration. These are works that, when brought together to relate to a particular place – and in this case also to works by other artists chosen on the basis of expressive correspondences, affinities and kinships – create organisms that resonate widely, constructing and defining their setting”.
The exhibition also illustrates the in-depth knowledge of the Italian art scene that Günter Umberg built up from the 1970s onwards, partly through Klaus Honnef, discovering the texts and ideas of critics such as Filiberto Menna and Giulio Carlo Argan, as well as the works of exponents of Italian painting.
Already in the aniconic studies of the immediate post-war period, what particularly struck him was the lyrical and poetic nature of the Italian artists’ approach, together with their focus on materials as means of expression. Umberg later made his important “discovery” of the Americans, with a stay in New York in the 1980s playing a key role: in artists such as Donald Judd and Carl Andre he found freedom, concreteness and an approach totally alien to any pretentiousness, which was a lesson in solidity and order for him. All these influences condensed into a highly personal and speculative vision but one that was closely bound to the material nature of the technique of painting, in which he achieved extraordinary heights of bravura, to the point that he can be compared to the late-medieval masters he loves so much, and that he still studies and contemplates with passion. At the heart of every artistic idea Günter Umberg sees a dialogue: with space, with the viewer, with other works (and not just his own, as this exhibition clearly shows), with the past and the present, and with the world and reality, so that the aesthetic and perceptive experience is never closed and ended, but rather changes, evolves and comes to life in an incessant experiential process. The other key factor is that of “construction”: Bauen das Werk, bauen den Raum – “build the work, build the space” – in a gradual structuring that draws its lifeblood from innumerable sources.
This is Umberg’s utopia: a dream for the future of painting.
Fot further information and images please contact
Alessandra Valsecchi Tel. 340 3405184 | ale.valsecchi@gmail.com